The Bunny Game
Regia di Adam Rehmeier
USA 2011
TRAMA
Bunny è una prostituta che popola le strade di Los Angeles. Caratterizzata da una folta chioma bionda, vive senza un preciso obiettivo se non quello di spendere i soldi che guadagna, vendendo il suo corpo, in cocaina e cibo.
Un giorno viene in contatto con un camionista che si dimostrerà non essere il solito cliente ma… tutt’altro….
CONSIDERAZIONI
The Bunny Game narra in maniera estrema un dramma che travolge la vita di una prostituta e che è basato su fatti realmente accaduti alla giovane protagonista (che ha partecipato attivamente alla stesura della sceneggiatura col regista).
Finita nelle grinfie di un camionista perverso e pervertito scoprirà l’altra faccia della medaglia per quel che concerne il sesso: da mezzo di piacere e remunerativo, in grado di soddisfare i suoi vizi, a strumento di tortura fisica e psicologica.
Torture porn pesante e nichilista, girato molto bene, strutturato sul crudo realismo della depravazione del villain (anche se trovare “il cattivo” in questo film è un’impresa data la totale assenza di morale nei personaggi) sicuramente è uno dei titoli più interessanti e discussi degli ultimi anni in fatto di cinema estremo.
Il film si apre con un primo piano della nostra fin che sta effettuando una fellatio a un cliente, una intro che sfocia nella pornografia pura dato che la pratica è vera e mostrata senza copertura o controfigure. Proseguendo nei primi 20 minuti (completamente esenti da dialoghi) si entra in contatto con il mondo della nostra protagonista: un degradato affresco urbano composto da cocaina, prostituzione, alcool e solitudine.
Tutto questo procede lentamente fino all’entrata in scena del cliente definitivo: il folle camionista Hog che alzerà letteralmente il tiro del film.
Una volta fatta salire sul camion dell’uomo inizierà un’interminabile sequenza di torture, violenze, giochi estremi, interminabili lamenti e urla disumane. Così “Bunny” è ormai un oggetto nelle mani del suo torturatore, che filma ogni momento di questo osceno rituale, per poi riguardare i video, eccitandosi alla vista della paura, e arriva ad affidare al caso il destino stesso della donna.
Verrà picchiata, umiliata, tosata, messa al guinzaglio e portata in giro come un cane, denutrita, marchiata a fuoco, stuprata e quel poco di umanità che aveva scomparirà completamente nel “gioco” del coniglio e del maiale.
Il senso di nichilismo e impotenza permea The Bunny Game in tutta la sua seconda parte: Rehmeier usa un bianco e nero notevole, in grado di accentuare il profondo e costante disagio che trasmette il film.
Un film tuttavia non esente da difetti, anzi: i continui flashback non hanno una spiegazione, la totale assenza di dialoghi non da spessore psicologico ai personaggi e rende inspiegabili alcuni passaggi, gli inserimenti di musiche black metal non sono molto contestualizzate, non compare una singola goccia di sangue in un tutto il film, nemmeno nei momenti di tortura e violenza.
Tuttavia il film è molto disturbante: un torture porn dove abbondano stupri, pratiche feticiste e bondage in un mare di violenza psicologica.
Completamente bandito in Gran Bretagna, inediti o da noi lo si può trovare sul mercato DVD e Blu-ray.
MOMENTO PANDEMONICO
Sicuramente il momento dove la nostra protagonista, appena rapita, è priva di coscienza nel rimorchio del camion e viene “esplorata” dal sadico camionista mette molto a disagio.
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