La casa dei 1000 corpi

La casa dei 1000 corpi
di Rob Zombie (2003)

Un gruppo di ragazzi in viaggio nella provincia americana alla ricerca di storie bizzarre e miti locali, si imbatte nella famiglia Firefly.

Citazione.

“Ascoltami bene piccola Barbie borghesuccia di merda, io qui sto cercando di lavorare. Lavorare, sai che vuol dire? Sì, certo: avrai preparato gelati per quei coglioni dei tuoi amici durante le vacanze estive. Mi dispiace, piccolina, ma qui non trovi quei ridicoli calzini bianchi con Topolino da un lato e Paperino dall’altro. E neanche fumetti o bambole animate. I nostri corpi sono mortali, ma questo sangue è per sempre.”
(Otis)

Il Dottor Satana.

Certo il nome é piuttosto inquietante e non lascia presagire nulla di buono. Ma quando te lo suggerisce un personaggio come Capitan Spaulding, la curiosità prende il sopravvento.
Hai appena visitato il suo piccolo museo degli orrori., nel retro della stazione di servizio.
Sei davanti a questo strambo e simpatico clown dalla battuta facile ed ecco che il nome di questo leggendario assassino locale spunta fuori.
Ed é proprio quello che stavi cercando.
in fondo, tu e i tuoi amici vi siete messi in viaggio per questo motivo. Nella “guida turistica” delle stranezze che volete compilare, quel nome non può certo mancare.
Quindi, non resta che una cosa da fare.
Rimettersi in marcia e indagare.

Considerazioni.

Rob Zombie esordisce alla regia con questo primo capitolo della trilogia dedicata alla famiglia Firefly.
La casa dei 1000 corpi non risulta certo singolare nella trama. Siamo sempre di fronte a un gruppo di ragazzi, non troppo astuti, che diventano preda di una famiglia di psicopatici. Nulla di nuovo, dunque, da questo punto di vista. Anche l’ambientazione non é molto originale e rimanda subito ad altre pellicole.
L’interesse, ovviamente, sta nella messa in scena e nelle invenzioni “visive”. Qui, Zombie dimostra di avere un buono stile, frammentando il racconto con continue sequenze violente, girate in una modalità simile a quella dei videoclip musicali. Vengono quindi proposte immagini filtrate, che sono un vero e proprio insieme d citazioni e omaggi al cinema di genere del passato. Tutto a ribollire nello stesso calderone, a creare un miscuglio decisamente affascinante e violento, anche se non particolarmente originale.
La casa dei 1000 corpi ha però due indubbi meriti.
Il primo é quello di non staccare mai il piede dal pedale dell’acceleratore, quando si tratta di mostrare il massacro. Anzi, tutto viene fatto apparire con un certo compiacimento e una buona dose di cattiveria, laddove invece altre pellicole si fermano.
Il secondo merito é quello di aver dato vita e spazio (purtroppo troppo poco) al personaggio di Capitan Spaulding, diventato una delle icone indiscusse del cinema di genere, dagli anni 2000 in poi. Un folle clown assassino, che dirige la sua attività intrattenendo turisti con battute a sfondo sessuale e pollo fritto, interpretato dal compianto Sid Haig.
Ma anche Sheri Moon Zombie, nel ruolo di Baby Firefly, ha il carisma giusto per bucare lo schermo e Bill Moseley è la solita garanzia.
La casa dei 1000 corpi ha evidenti difetti e non riesce mai completamente ad arrivare in profondità quando si tratta di sottolineare i vizi e le “brutture” della provincia americana.
Tuttavia, possiede una buona dose di coraggio nel mostrare tutta la distruttività dell’animo umano e risulta tanto genuino quanto disturbante.

Conclusioni.

La casa dei 1000 corpi è un omaggio agli horror degli anni ’70, in particolare al filone del “grindhouse” e ai film slasher. È noto per il suo stile visivo estremamente crudo che combina elementi di humor nero, surrealismo e violenza grafica. Ha guadagnato un seguito di culto, soprattutto tra i fan del cinema horror, e ha stabilito Rob Zombie come un regista capace di creare atmosfere uniche e angoscianti.


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