The Strangers

The Strangers
di Bryan Bertino (2008)

Kristen e James sono una coppia in crisi. Stanno trascorrendo la notte nella casa di campagna quando una sconosciuta bussa alla porta.

Citazione.

“Perchè ci fate questo?”
“Perchè eravate in casa.”
(Kristen e la bambina killer)

C’è Tamara in casa?

Il suo volto è quasi completamente coperto, nascosto dal buio della notte e la domanda è piuttosto insolita, quasi inquietante. Più per il contesto che per il contenuto. Perchè mai una bambina dovrebbe trovarsi da sola in una zona isolata alle 4 del mattino? E perché mai dovrebbe suonare alla porta di due perfetti sconosciuti per chiedere di una certa Tamara? Forse potrebbe essersi persa, forse Tamara altro non è che il nome di sua madre. Sarà per questo che come reazione alla risposta negativa di James, insiste chiedendo: “Ne siete sicuri?”.
C’è qualcosa di strano, di decisamente sbagliato in questa situazione.
James si preoccupa, si chiede se sia il caso di aiutare questa bambina.
Kristen invece comincia ad avere paura. Ma non sa che è solo l’inizio…

Considerazioni.

Bryan Bertino dirige questo home invasion, lasciandosi ispirare da un caso di cronaca nera risalente al 1981, quando in una località turistica nel nord della California si compì il cosiddetto “The Keddie Murders”, un quadruplo omicidio tuttora irrisolto.

Trovare anche solo un singolo difetto a The Strangers è un’impresa davvero ardua, perchè è un film che rasenta la perfezione. Il regista spinge forte sulla componente psicologica e lo fa in maniera impeccabile. È abile sia a descrivere le dinamiche della coppia in crisi, sia a trasmettere tutto il senso di sgomento e incredulità dei due protagonisti per le vicende che si ritrovano a vivere.
In entrambi i casi, si affida a una sceneggiatura solida e matura che gioca sui silenzi, sugli sguardi e su dialoghi particolarmente azzeccati.

La paura, in questa pellicola, è messa in scena in modo magistrale. Si rinuncia completamente a ogni tipo di artifizio. Tutto accade in tempo reale, ogni cosa che noi sentiamo proviene dalla scena e non è mai casuale. Le canzoni sono riprodotte da un giradischi, che ogni tanto si incanta e contribuisce a creare un’atmosfera straniante. In altre situazioni si attiva improvvisamente, lasciando intendere che qualcun altro sia in casa. C’è poi lo strepito del fuoco proveniente dal camino, i sospiri di Kristen di fronte al pericolo, il tintinnio dei bicchieri, il rumore secco e forte di qualcuno che bussa alla porta. Tutti suoni naturali, utilizzati con grande maestria e al momento giusto, che fanno immedesimare lo spettatore e lo fanno sentire all’interno della scena.
In The Strangers, alcune scene sono memorabili per la costruzione della suspence, per il modo in cui sanno mantenere l’azione in sospeso, per poi lasciarla esplodere quando nessuno se l’aspetta.
E anche la durata della pellicola è perfetta, si ha la sensazione che niente sia stato aggiunto per fare volume o allungare il brodo.

Un paragrafo e una considerazione speciale lo meritano gli attori coinvolti.
A partire da Liv Tyler, che era assente da qualche anno dal mondo del cinema dopo la gravidanza, ma che conquistata dalla sceneggiatura ha deciso di partecipare al progetto. Credo di poter dire, senza paura di essere smentito, che questa sia la prova migliore di tutta la sua carriera. Un’interpretazione fatta di sguardi e di silenzi, ma anche di scatti e urla terrorizzate (poche ma indimenticabili).
Bravo e perfettamente nella parte anche Scott Speedman, nel dar vita a un personaggio molto più complesso di quello che potrebbe sembrare, a un primo rapido esame.
E i “cattivi” sono davvero impeccabili.

The Strangers è un film semplicemente magnifico, senza ombre, cinico e feroce, che non lascia spazio a nulla di consolatorio. Persino la scena finale, l’unica ambientata alla luce del sole, è una beffa tremenda e crudele, che non concede nessuna speranza.
Per il sottoscritto, si tratta di uno dei film più angoscianti e riusciti degli ultimi anni.

Conclusioni.

The Strangers è un film horror che si distingue per la sua abilità nel manipolare la psicologia della paura. Nonostante la trama essenziale e l’assenza di un ampio respiro narrativo, riesce a mantenere alta la tensione fino alla fine. È un film che non punta tanto sull’orrore visivo quanto sulla paura psicologica, ed è per questo che ha lasciato un segno duraturo nel genere.


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