Blindness - Cecità

Blindness – Cecità

Blindness – Cecità (2008)

Quando l’umanità perde la vista, rivela la sua vera natura

Diretto da Fernando Meirelles, Blindness – Cecità è un adattamento dell’acclamato romanzo di José Saramago, un’opera disturbante e poetica che indaga l’essenza dell’essere umano attraverso una catastrofe inaspettata: una misteriosa e improvvisa epidemia di cecità che colpisce la popolazione, trasformando il mondo in un caos assoluto.

Il film non usa mostri, virus sanguinolenti o mutazioni spettacolari. Il vero orrore è la fragilità della civiltà. Il vero mostro è ciò che resta delle persone quando non sono più viste… e non vedono più.


L’inizio dell’incubo: la “luce bianca”

La storia si apre con un uomo che, all’improvviso, perde la vista mentre è in macchina. Non è buio: vede solo bianco, un bianco accecante che lo avvolge completamente.

Pochi giorni dopo, la cecità si diffonde come un contagio implacabile.
Le autorità reagiscono nel modo più brutale: rinchiudono i primi infetti in una struttura fatiscente, nella speranza di contenere l’epidemia.

Tra loro c’è una donna (interpretata da Julianne Moore) che, pur essendo ancora vedente, finge di essere cieca per non abbandonare il marito. Da quel momento diventa gli occhi del gruppo… e la testimone privilegiata del collasso dell’umanità.


Un mondo chiuso, sporco, crudele

All’interno del ricovero forzato, la condizione umana si degrada rapidamente:

  • nessuna igiene,

  • nessuna organizzazione,

  • nessuna protezione,

  • nessuna dignità.

Il film mostra con crudezza ma senza compiacimento come, privati della vista e di qualsiasi sostegno, gli individui tornino a uno stato primitivo, dominato dalla sopravvivenza.

Il gruppo della protagonista tenta di mantenere un briciolo di ordine, mentre altre “sezioni” cadono preda della violenza, del potere arbitrario e dello sfruttamento.

È un microcosmo dell’umanità, deformato ma autentico.


La regia di Meirelles: sporca, onirica, devastante

Fernando Meirelles firma un film stilisticamente coraggioso:

  • colori desaturati,

  • sfocature costanti,

  • luci sovraesposte,

  • tagli netti e improvvisi.

La regia cerca di far sentire allo spettatore la sensazione di perdita sensoriale, creando un linguaggio visivo che riflette il caos, la confusione e la fragilità dell’esperienza umana.

Il risultato è un film che non mostra troppo… ma fa percepire tutto.


Un cast che dà corpo alla disperazione

  • Julianne Moore offre una performance intensa e dolorosa, simbolo di speranza e sacrificio.

  • Mark Ruffalo, nel ruolo del marito, incarna la vulnerabilità dell’uomo comune.

  • Danny Glover, Alice Braga, Gael García Bernal e gli altri membri del cast completano un mosaico di umanità imperfetta, ognuno portando una diversa reazione alla catastrofe.

Il film è corale, e ogni volto aggiunge un pezzo alla grande domanda che domina la storia:
cosa rimane di noi quando perdiamo il controllo?


Una distopia che parla del presente

Blindness non è un semplice film su una pandemia.
È una parabola morale sul modo in cui la società tratta i più fragili, su quanto sia sottile la linea tra civiltà e barbarie, su come la vista fisica non significhi automaticamente la capacità di vedere davvero.

Il film riflette su:

  • la perdita dell’identità,

  • la dipendenza dall’autorità,

  • la resilienza dei legami umani,

  • l’egoismo e l’altruismo che convivono in ogni comunità.

È una distopia, ma anche uno specchio.


Conclusione: un film che ti segue anche quando torna la luce

Blindness – Cecità è un’opera coraggiosa, disturbante, a tratti scomoda, che non cerca di intrattenere ma di far riflettere.
È un viaggio nel buio (o nel bianco) dell’animo umano, un film che lascia addosso un peso, una domanda, una sensazione.

Quando la vista svanisce, chi siamo davvero?
E chi scegliamo di essere quando gli altri non possono più guardarci?

Una pellicola che non si dimentica.
Una storia che rimane aperta.
Un’esperienza che colpisce dritto negli occhi… anche quando gli occhi non vedono più


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