Erzsebet Bathory
La storia della “contessa Dracula”
Fiabare è la rubrica che esplora le leggende, i luoghi infestati e tutti gli elementi inquietanti che si celano nel nostro mondo. In questa sezione, vi porteremo in un viaggio affascinante attraverso storie di fantasmi, miti spettrali e luoghi che suscitano brividi. Analizzeremo le leggende urbane e le credenze popolari che hanno attraversato i secoli, scoprendo i racconti più inquietanti e i luoghi più sinistri che continuano a catturare l’immaginazione collettiva. Unisciti a noi per un’avventura nel lato più oscuro e misterioso della realtà, dove il soprannaturale si intreccia con il quotidiano.
La storia della “contessa Dracula”
Mary Ann Cotton, la prima serial killer britannica, la “vedova nera” che uccise, nell’arco di vent’anni, un numero di imprecisato di persone, probabilmente 21, tra mariti, figli, figliastri, e parenti vari.
Nonostante la sua grandissima diffusione sono in pochi ad aver approfondito la genesi di questa favola, probabilmente proprio per l’abitudine di considerarla innocua e priva di ogni riferimento alla realtà.
Vi sarà forse capitato, guardando una persona molto più alta di voi, diciamo un gigante, di chiedervi come possa apparire il mondo visto da una prospettiva diversa.
Ugualmente potreste aver provato le stesse curiosità in presenza di un nano.
Ebbene, sappiate che é esistito un uomo, unico caso nella storia, a quanto é dato a sapere, che ha avuto la possibilità di sperimentare entrambe le cose durante la sua vita.
Quando nacque, nel 1870 in Tennessee, le venne diagnostica una malattia ortopedica molto rara: il 𝙜𝙚𝙣𝙪 𝙧𝙚𝙘𝙪𝙧𝙫𝙖𝙩𝙪𝙢.
In realtà, questa malattia che colpisce l’articolazione del ginocchio facendolo piegare all’indietro non é così infrequente nei bambini piccoli: si palesa quando incominciano a camminare e può essere corretta con accurati esercizi muscolari per evitare che persista in età adulta.
Nato a Siracusa con tre gambe, due apparati genitali e quattro piedi, venne subito soprannominato con scherno dai compaesani: “u maravigghiusu” (il meraviglioso).
A causa di superstizione e imbarazzo fu abbandonato dai genitori e visse i primi anni della sua vita in orfanotrofio.
Si dice che il manicomio sia appartenuto già alla Croce Rossa Italiana dagli anni ’40 e che venne dato in gestione alle suore, che pur essendo ”donne di fede“ non avevano affatto un cuore…
Considerato uno dei più grandi e potenti predatori che siano mai esistiti, i resti fossili di megalodonte suggeriscono che questo squalo gigante abbia raggiunto una lunghezza massima di 18 metri e forse qualcosa in più con una dimensione media di 10,5 metri.
La prima testimonianza scritta sui tatuaggi giapponesi è una cronaca cinese del 300 d.C. che riporta l’uso del tatuaggio presso gli indigeni giapponesi, mentre bisogna attendere l’800 d.C. per ritrovare reperti scritti di origine giapponese: vi si legge che in Giappone il tatuaggio veniva utilizzato a scopo punitivo, marchiando con il termine “cane” la fronte di coloro i quali si macchiavano di reati, e con righe e croci sulle braccia i colpevoli appartenenti alle caste minori.
Le saghe e le cronache nordiche del Medioevo parlano di una terrificante creatura marina grande come un’isola, che si muoveva nei mari tra Norvegia e Islanda.