Erzsébet Báthory – La Contessa che Beveva Sangue
Erzsébet Báthory – La contessa che beveva sangue
Nelle notti oscure della Transilvania del Cinquecento, tra castelli avvolti dalla nebbia e venti gelidi che graffiavano le mura di pietra, aleggia ancora il nome di Erzsébet Báthory. Una nobildonna di incredibile potere e bellezza, ma destinata a trasformarsi in leggenda oscura, in un sussurro che i contadini si tramandavano con terrore: la contessa sanguinaria.
Il castello delle urla
Si dice che dalle finestre del castello di Čachtice, dove Erzsébet viveva, nelle notti senza luna si udissero grida strazianti. Ragazze giovani, attratte da promesse di lavoro o istruzione, entravano sorridenti in quelle mura, ma raramente ne uscivano. Le cronache parlano di torture, catene e stanze segrete, di rituali crudeli in cui la vita veniva spenta goccia a goccia.
Il bagno nel sangue
La leggenda più terribile racconta che Erzsébet fosse ossessionata dalla sua giovinezza. Quando una serva le ferì accidentalmente il volto, una goccia di sangue cadde sulla pelle della contessa, che credette di scorgere in quel liquido scarlatto la promessa di eterna bellezza. Da quel giorno, secondo il mito, cominciò a bagnarsi nel sangue delle sue vittime, convinta che fosse l’unico elisir contro il tempo.
Realtà o leggenda?
Forse Erzsébet fu davvero una carnefice, forse invece vittima di intrighi politici e avidità, accusata ingiustamente per privarla delle sue immense ricchezze. Ma la verità si è persa nei secoli, inghiottita dall’ombra che circonda il suo nome. Quello che resta è un mito che si nutre di sangue e paura, a metà strada tra storia e incubo.
La contessa immortale
Nel 1610 venne arrestata e murata viva nelle stanze del suo stesso castello. Ma la sua morte non pose fine alla leggenda. Ancora oggi Erzsébet Báthory vive nei racconti dell’orrore, nei romanzi gotici e nei film che la dipingono come una vampira ante litteram, una donna che sfidò la natura stessa con un patto crudele: la bellezza in cambio di sangue.
E così, nelle notti d’inverno, quando il vento sibila tra le rovine di Čachtice, qualcuno giura di scorgere ancora un’ombra femminile, elegante e spettrale, che si muove tra le stanze abbandonate… in cerca di nuove vittime.
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