Il Mito del Kraken

Il Mito del Kraken

Le saghe e le cronache nordiche del Medioevo parlano di una terrificante creatura marina grande come un’isola, che si muoveva nei mari tra Norvegia e Islanda.

Affermazioni simili si ritrovano nel XVI e nel XVIII secolo dove si parlava di creature colossali capaci di affondare da sole un’imbarcazione.

È proprio in quest’ultimo periodo che questo immane mostro iniziò a essere chiamato “Kraken”….nome la cui origine proveniente da un termine norvegese che indicava in origine un albero contorto.

L’origine del mito

La leggenda del Kraken nasceva dai racconti dei marinai di ritorno da viaggi in acque sconosciute.

Se in passato i navigatori scandinavi avevano limitato le proprie esplorazioni all’Atlantico settentrionale, in epoca moderna il campo di osservazione si ampliò a tutto il Pacifico.

Tra gli uomini di mare era diffusa la storia del «diavolo rosso», un calamaro che afferrava i naufraghi con i suoi tentacoli e li divorava.

Altri riferivano di creature marine insaziabili che potevano raggiungere i 12 o 13 metri di lunghezza.

Non mancavano le testimonianze di ufficiali di marina che giuravano di aver visto animali simili, ma la maggior parte dei ricercatori era restia ad accettare l’esistenza di quella creatura.

Le testimonianze relative all’esistenza del leggendario animale comunque non si arrestarono.

Il capitano e baleniere Frank Bullen dichiarò di aver avvistato «un gigantesco polpo che si batteva con un capodoglio».

Stando alla sua descrizione, l’animale aveva gli occhi situati alla base dei tentacoli, il che corrobora l’ipotesi che potesse trattarsi di un grande cefalopode.

Ma l’episodio che segnò una svolta nella storia del kraken avvenne nel 1861.

Il piroscafo francese Alecton si imbatté in un calamaro di sei metri di lunghezza a nord-est dell’isola di Tenerife.

L’ animale sembrava cercasse di evitare la nave ma il capitano, gli diede la caccia con arpioni e fucili finché non riuscì a catturarlo facendolo legare con una corda attorno al corpo per issarlo a bordo.

Alla fine la creatura riuscì ugualmente a divincolarsi e a rituffarsi negli abissi lasciando un residuo di se’ nell’imbarcazione.

Lo studio del Kraken

Il calamaro gigante fece così il suo ingresso nel mondo della letteratura, grazie a opere come I lavoratori del mare di Victor Hugo, o Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne.

Dal canto loro, gli scienziati analizzarono le testimonianze dei marinai e i resti di calamari rivenuti in mare o sulle spiagge e arrivarono alla conclusione che corrispondevano ad una specie particolare di cefalopode, classificato come Architeuthis dux.

Questa creatura è un mistero ancora oggi.

Non si sa praticamente nulla del suo ciclo vitale e delle sue abitudini, né se si tratti di un unico tipo di calamaro o se, invece, dietro gli avvistamenti possano nascondersi specie diverse.

Il cefalopode è stato filmato solo due volte, nel 2004 da una troupe scientifica giapponese e nel 2012 da un canale nordamericano.

Le sue dimensioni si aggirano attorno ai 10 metri per i maschi e 14 per le femmine.

L’occhio, il più grande del regno animale, può raggiungere i 30 centimetri di diametro, la misura della borchia di un’auto…


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