Intervista Col Vampiro
di Neil Jordan (1994)
Il vampiro Louis de Pointe du Lac confessa al giornalista Daniel Molloy la sua storia, durante un’intervista.
Citazione.
Sono di carne e sangue, ma non sono umano, non sono più umano da duecento anni.
L’umanità di Louis.
Si può morire una volta sola, o più volte. Dipende dai punti di vista. E il rimorso e il tormento sono caratteristiche tremendamente reali, quando non si accetta la propria natura. É come una lenta e infinita agonia, attraverso i secoli, che non conosce rimedio.
All’inizio Louis cerca, con ostinazione, una cura, una via alternativa. Si nutre di ratti e di cani, per evitare di togliere vite umane. Ma poi la fame cresce e diventa incontrollabile e incontenibile. E Lestat é lì, con quel ghigno ironico e sprezzante, a ricordarglielo sempre. É inutile opporsi, non si sfugge alla propria natura.
Esiste forse una maledizione peggiore di questa?
Considerazioni.
Neil Jordan dirige questa pellicola, divenuta un classico, che stupisce soprattutto per le atmosfere gotiche e cupe che si uniscono alla cura nei dettagli storici e scenografi.
A tal proposito, é davvero notevole e d’effetto la ricostruzione della New Orleans settecentesca, grazie soprattutto alla notevole fotografia di Philippe Rousselot. La città diventa così uno scenario perfetto per le scorribande notturne dei due protagonisti in cerca di sangue come nutrimento. Ma, c’è da aggiungere che anche i costumi di Sandy Powell, perfetti e ben elaborati, contribuiscono all’eleganza formale e alla raffinatezza di questa pellicola.
Intervista Col Vampiro si basa sull’omonimo romanzo di Anne Rice e affronta temi complessi come la mortalità, la solitudine, l’amore e la redenzione. Ma, é innegabile, che la riflessione più affascinante sia quella che riguarda il personaggio di Louis, eternamente combattuto tra la nostalgia per il suo passato umano e l’accettazione della sua nuova natura predatoria e “vampiresca”.
E sono proprio gli attori a fornire interpretazioni memorabili, nonostante alcuni problemi in fase di lavorazione.
Tom Cruise dovette convincere una scettica Anne Rice e, di fatto, fu una terza scelta, dopo i rifiuti di Jeremy Irons, Johnny Deep e Tom Hanks. Per prepararsi al meglio passò molte ore a visionare documentare sulla caccia dei leoni alle zebre. Il risultato finale, fu comunque degno di nota.
Brad Pitt ebbe addirittura la tentazione di lasciare il set, sfinito dalle lunghe attese al trucco e dalla quantità di scene da girare al buio. Alla fine restò per evitare di pagare una cospicua penale.
Bravissima anche Kristen Dunst nel ruolo di Claudia, nonostante la giovane età e Christian Slater nel ruolo del giornalista Molloy, subentrato a riprese iniziate dopo la tragica scomparsa di River Phoenix.
Conclusioni.
Intervista Col Vampiro é dunque un film formalmente e tecnicamente notevole.
Tuttavia, si ha la sensazione che il progetto proceda con il freno a mano tirato. Lo si nota soprattutto in alcuni particolari. Per esempio, nella reticenza a affrontare le allusioni all’omosessualità presenti nel romanzo, che nel film vengono appena accennate. Si noti anche, a tal proposito, che l’età di Armand (interpretato da Banderas) venne cambiata rispetto al libro, dove era poco più che diciottenne. Stessa sorte per il personaggio di Claudia che da bambina di sei anni nel romanzo, divenne adolescente nel film. E si propose persino di trasformare Louis in un personaggio femminile, per evitare l’idea di una famiglia formata da due uomini e una bambina, ritenuta offensiva dai produttori. Circolarono i nomi di Cher e Anjelica Huston. Ma la dura opposizione della Rice impedì tutto ciò.
Nonostante tutto questo, Intervista Col Vampiro rimane un classico che ha donato una delle più importanti rappresentazioni dei vampiri nella cultura moderna.
Ha anche influenzato l’estetica dei futuri film e serie televisive sui vampiri.
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