L’ Anno del Dragone

L’ Anno del Dragone
𝗱𝗶 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗮𝗲𝗹 𝗖𝗶𝗺𝗶𝗻𝗼 (1985)

Il poliziotto White, aiutato dalla coraggiosa giornalista Tracy, vuole eliminare ogni traccia di criminalità dal quartiere Chinatown di New York.

Citazione.

“Sai che cosa sta distruggendo questo paese? Non è l’alcool, non è la droga. È la TV, sono i mass media, è la gente come te: vampiri.

Detesto il tuo modo di guadagnarti da vivere piazzando i microfoni sulla bocca del la gente. Detesto il modo in cui menti tutte le sere alle sei. Detesto il modo in cui uccidi i veri sentimenti.”

La guerra non finisce mai.

L’eroe di Cimino é un poliziotto impegnato in quella che appare, fin dal principio, come una crociata personale contro il crimine.

Un uomo testardo e pieno di contraddizioni, che finisce per rovinare la sua vita privata e professionale.

Un personaggio distrutto dai suoi demoni interiori che rincorre, con ostinata determinazione, quasi con fanatismo, il suo obiettivo personale senza fermarsi davanti a nulla.

E se la guerra nel Vietnam, magistralmente raccontata ne “Il cacciatore”, è finita, la sua eredità incombe più che mai, come una vera e propria maledizione, fino a prendersi la scena.

L’avversione maturata nei confronti degli asiatici continua così come prosegue la lotta senza regole e senza confini tipica del conflitto bellico.

E il quartiere di New York, protagonista della pellicola, diventa una trasfigurazione moderna e vivida del Vietnam.

Considerazioni.

Michael Cimino torna sulle scene a cinque anni di distanza dal clamoroso flop commerciale ottenuto con “I cancelli del cielo”, che portò al fallimento della United Artist.

Lo fa con un film molto “metropolitano”, alla cui sceneggiatura partecipa personalmente insieme a Oliver Stone, che dipinge un quadro spietato della malavita organizzata cinese.

Ma non solo: il regista punta anche il dito verso la collusione presente tra questa realtà e le maggiori istituzioni statunitensi.

Ispirandosi all’ omonimo romanzo di Robert Daley, dirige una pellicola che vive di contrasti.

Elegante e curatissima nella messa in scena, nell’ uso dei colori vivaci e nelle musiche avvolgenti. Passionale e “sanguigna” nei dialoghi e nelle interazioni tra i protagonisti.

Ma anche fredda e cinica nel descrivere tutto il marcio che si aggira nelle strade e nei vicoli del quartiere di Chinatown, condita da esplosioni improvvise di violenza.

Mickey Rourke lo aiuta nell’ impresa regalando una delle migliori interpretazioni della sua carriera, perfettamente a suo agio all’ interno dell’inferno urbano descritto.

Un film incredibilmente snobbato all’ epoca che ha saputo conquistarsi, con il passare degli anni, la giusta considerazione e il sacrosanto status di cult.

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