La Trilogia Degli Animali

Fin dall’inizio della sua carriera, Dario Argento è riuscito a collezionare pellicole che hanno fatto la storia del cinema giallo/horror, coinvolgendo ed incantando diverse generazioni. Numerosi sarebbero gli elementi da considerare, tantissimi i dettagli da descrivere e altrettante le trame intricate da sciogliere.

Perciò la scelta di oggi ricade su una serie di film, tre in particolare, accomunati da riferimenti legati al mondo animale. Si tratta della cosiddetta Trilogia degli Animali, composta da L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971) e 4 mosche di velluto grigio (1971).

Andiamo ad analizzare e ricordare i 3 film che fanno parte de La Trilogia Degli Animali.

L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO (1970)

Liberamente tratto dal romanzo La statua che urla, si tratta del brillante esordio alla regia del nostro Argento con un thriller brillante, non scontato e con la stupenda colonna sonora di Ennio Morricone.

Siamo a Roma. Sam Dalmas è un americano che si trova a lavorare per un istituto di scienze naturali. Un giorno, o meglio… una sera, assiste ad un tentato omicidio. Dalla vetrina di una galleria d’arte moderna vede una lotta tra due figure: una ragazza vestita di bianco e un uomo in nero con guanti, impermeabile e cappellaccio.

La ragazza viene ferita e l’uomo riesce a scappare. Nonostante il caso venga affidato ovviamente alla polizia, nella figura del commissario Morosini, Sam Dalmas decide di condurre parallelamente le sue indagini personali che lo porteranno di fronte ad un’inquietante quadro naif..

IL GATTO A NOVE CODE (1971)

Torino. Protagonisti della storia sono Carlo Giordani (giornalista), Franco Arnò (enigmista cieco) e la piccola Lori. Carlo e Franco giocano agli investigatori cercando di scoprire chi c’è dietro la morte di uno scienziato.

Di mezzo c’è la sparizione di una fotografia scattata nel momento in cui lo scienziato veniva buttato sotto il treno. Sarà l’inizio di una scia di morti e di diverse piste da seguire prima di arrivare alla soluzione del caso..

Tensione e una certa vena malinconica vengono messe in risalto dalla colonna sonora del maestro Morricone in questo thriller a suo modo avvincente ed intrigante.

QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO (1971)

Roberto Tobias, batterista, durante una colluttazione, uccide per sbaglio un uomo che lo seguiva da diverse settimane..casualità ? Sembra di no, specie dopo che da lì in avanti verrà perseguitato e minacciato da un losco figuro coperto da una maschera infantile.

Da quel momento la vita di Roberto diventa angosciante: questa mente malata lo segue ovunque, gli fa visita di notte, gli lascia copie della fotografia del delitto che ha commesso. Ma la cosa strana è che non si tratta di un ricatto…

Qualcuno vuole farlo anche impazzire prima di …ma perché ? … indimenticabile anche qui il tema musicale dell’inno presente allora Ennio Morricone .

Ma cosa saranno mai queste 4 mosche ?
Rispetto ai primi 2, incomincia ad emergere il lato onirico del cinema di Argento oltre che una sempre maggiore attenzione per i dettagli, la tensione e le dinamiche degli omicidi.

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