Poltergeist – Demoniache Presenze
Poltergeist – Demoniache Presenze (1982): l’horror domestico firmato Tobe Hooper e Steven Spielberg
Quando si parla di horror degli anni ’80, è impossibile non citare Poltergeist – Demoniache Presenze, uno dei film più influenti e inquietanti di quel decennio. Uscito nel 1982, diretto da Tobe Hooper (già autore di Non aprite quella porta) e prodotto e co-sceneggiato da Steven Spielberg, il film rappresenta una perfetta fusione tra il terrore viscerale dell’horror e il senso di meraviglia e spettacolo tipico del cinema spielberghiano.
La trama: il male dietro la facciata della normalità
I Freeling sono una famiglia americana modello che vive in una tranquilla villetta suburbana di Cuesta Verde, California. Tutto sembra perfetto fino a quando eventi inspiegabili iniziano a turbare la serenità domestica: sedie che si muovono da sole, oggetti che si spostano, voci che escono dallo schermo della televisione. Ben presto, questi fenomeni si intensificano fino a culminare nella sparizione della piccola Carol Anne, rapita da misteriose presenze attraverso un portale dimensionale che si è aperto in casa.
Nel disperato tentativo di recuperare la bambina, i Freeling si rivolgono a un team di parapsicologi e alla medium Tangina Barrons (la memorabile Zelda Rubinstein), che rivela la terrificante verità: la casa è infestata da spiriti irrequieti, e il loro potere è molto più grande di quanto immaginassero.
L’horror che entra in salotto
Una delle intuizioni più geniali di Poltergeist è quella di spostare il terrore dentro le mura di casa, all’interno della famiglia media americana, apparentemente protetta e felice. Lo schermo televisivo – simbolo della sicurezza domestica e del sogno americano – diventa la porta d’accesso a un’altra dimensione, un “altrove” minaccioso e incomprensibile.
Questo tema del “male in casa” ha reso il film un modello per moltissime opere successive, da The Conjuring fino a Insidious.
Tobe Hooper o Steven Spielberg? Il mistero della regia
Per anni si è discusso su chi abbia davvero diretto Poltergeist. Sebbene accreditato ufficialmente a Tobe Hooper, molti sostengono che Steven Spielberg – allora impegnato anche su E.T. – abbia avuto un ruolo molto più attivo del previsto, firmando di fatto molte scelte di regia. Il dibattito rimane aperto, ma è indubbio che il film porti impressa l’impronta di entrambi: l’incubo viscerale di Hooper si sposa con l’avventura fantastica e lo sguardo infantile di Spielberg.
Effetti speciali e momenti cult
Gli effetti speciali, curati da Industrial Light & Magic, sono tra i migliori del periodo: spettacolari e inquietanti, come nella scena del clown animato o nell’apparizione dell’orribile “bestia” nella stanza dei bambini. Celebre anche la scena della carne che si decompone in tempo reale o quella della piscina invasa da scheletri veri (pare realmente utilizzati sul set), entrata nella leggenda nera del film.
Una maledizione sul set?
Poltergeist è tristemente noto anche per la cosiddetta “maledizione del film”: diverse morti premature hanno colpito membri del cast, tra cui Dominique Dunne (l’attrice che interpretava la figlia maggiore Dana) e Heather O’Rourke (la piccola Carol Anne), alimentando la leggenda nera attorno alla pellicola e ai suoi due seguiti.
Accoglienza e lascito
All’uscita, Poltergeist fu un successo clamoroso al box office e ricevette tre nomination agli Oscar (migliori effetti speciali, suono e colonna sonora). Oggi è considerato uno dei capolavori assoluti dell’horror americano, capace di spaventare senza rinunciare alla meraviglia, e ha generato due sequel, un remake nel 2015 e numerosi omaggi in cultura pop, da Stranger Things a The Simpsons.
Conclusione
Poltergeist – Demoniache Presenze resta un’opera chiave della storia del cinema horror, capace di mescolare paura, spettacolo ed emozione in modo unico. Un film che ha trasformato la casa – il luogo per eccellenza della sicurezza – in un teatro di angoscia e terrore, segnando l’immaginario di più generazioni.
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