Somkid Pumpuang: il “Jack lo Squartatore” della Thailandia

Somkid Pumpuang: il “Jack lo Squartatore” della Thailandia

Somkid Pumpuang: il “Jack lo Squartatore” della Thailandia

La Thailandia, Paese spesso associato a spiritualità, turismo e tradizioni millenarie, è stata scossa negli anni Duemila da una serie di delitti brutali compiuti da Somkid Pumpuang, passato alla storia come uno dei serial killer più spietati della nazione.

Le origini

Somkid Pumpuang nacque nel 1964 nella provincia di Nakhon Ratchasima, nel nord-est della Thailandia. La sua infanzia non fu segnata da eventi particolarmente rilevanti, ma crescendo mostrò tratti violenti e manipolatori. Nonostante fosse descritto come un uomo dall’aspetto comune, celava un lato oscuro che avrebbe trovato sfogo nei suoi crimini.

Le prime vittime

Tra gennaio e giugno del 2005, Somkid iniziò una serie di omicidi che presero di mira donne legate al mondo dello spettacolo e della prostituzione. Si trattava di cantanti, ballerine e sex worker che venivano attirate da lui con l’inganno.

Le uccideva strangolandole, quasi sempre in camere d’albergo, per poi lasciare i corpi senza particolari tentativi di occultamento. Questo modus operandi crudele e diretto gli valse il soprannome di “Jack lo Squartatore thailandese”, affibbiato dai media nazionali.

Nel giro di pochi mesi, Pumpuang tolse la vita a cinque donne:

  • Somjai Phromma, cantante di musica tradizionale.

  • Wanpen Phromsaen, ballerina.

  • Rattana Netprasert, cantante.

  • Waew Somboon, lavoratrice del sesso.

  • Duangchan Thongdi, cantante di musica folk.

L’arresto e la condanna

La sua cattura avvenne nel giugno 2005 dopo un’indagine serrata che mise in luce i suoi spostamenti e i legami con le vittime. Somkid fu arrestato e processato per i cinque omicidi.

Il tribunale lo condannò alla pena di morte, successivamente commutata in ergastolo. La riduzione della pena avvenne in seguito a riforme legislative e a provvedimenti di clemenza.

La scarcerazione e il nuovo omicidio

Il caso di Somkid sembrava chiuso, ma nel 2019 accadde qualcosa di sconcertante. Dopo aver scontato solo 14 anni di carcere, fu rilasciato per buona condotta.

Pochi mesi dopo, a dicembre dello stesso anno, uccise nuovamente: strangolò una giovane donna di 51 anni, Apiradee Saeuang, conosciuta online e con la quale aveva iniziato una relazione. Il femminicidio scosse profondamente l’opinione pubblica thailandese, che si interrogò sulla pericolosità delle scarcerazioni anticipate di criminali violenti.

Somkid fu ricercato in tutto il Paese e catturato a bordo di un treno, mentre tentava di fuggire.

Un simbolo del male e delle falle del sistema

La vicenda di Somkid Pumpuang non è solo la storia di un serial killer spietato, ma anche quella di un fallimento giudiziario. La sua scarcerazione e il nuovo omicidio hanno aperto un acceso dibattito sulla gestione delle pene, sui rischi della liberazione anticipata e sulla necessità di valutazioni psicologiche più accurate per detenuti con un passato criminale tanto grave.

Oggi, il nome di Somkid Pumpuang resta un monito in Thailandia: un uomo comune, ma capace di trasformarsi in un predatore letale, capace di colpire di nuovo nonostante anni dietro le sbarre.


Iscriviti al nostro canale YouTube

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *