Triple Frontier

Triple Frontier
di J. C. Chandor (2019)

Cinque ex membri delle forze speciali si trovano in difficoltà economiche e pianificano una rapina a un famoso narcotrafficante sudamericano.

“Dopo stanotte non potrete tornare alla vita normale. Tenetelo bene a mente. Ciò che stiamo per fare é un crimine. Non avremo la bandiera dalla nostra parte e nessuna stronzata che diremo cambierà la situazione.

Se faremo bene Il nostro lavoro commetteremo un omicidio e una rapina a mano armata.
State per infrangere la maggior parte dei giuramenti che avete fatto.”
(Tom “Redfly” Davis)

La triplice frontiera.

Nella zona di intersezione tra Paraguay, Brasile e Argentina sorge un’area conosciuta con il nome di Triple Frontera: una zona franca per l’illegalità e il crimine.

Una luogo geografico, dunque, in cui i protagonisti del film si muovono per cercare di portare a termine la loro missione criminale.

Ma anche una metafora che pone in primo piano interrogativi etici.
Fino a che punto é lecito tradire principi e convenzioni considerati intoccabili e superare il confine tra ciò che é considerato giusto e sbagliato?

Siamo di fronte a uomini disillusi e stanchi delle loro vite, che si sentono traditi dal loro Paese e che hanno visto, durante gli anni passati all’interno delle forze speciali, la situazione peggiorare.

Eroi di guerra abbandonati a se stessi, ridotti alla sopravvivenza, attraversati da sentimenti come il rimorso, il risentimento e l’aviditá.

E infine, c’è anche una frontiera fisica.

Una costante e continua sfida agli elementi (terra, aria, acqua e fuoco) che irrompono sulla scena minacciosi e costringono i protagonisti a lottare costantemente per la propria sopravvivenza contro una natura selvaggia che impone le sue leggi.

Considerazioni.

Il film, inizialmente affidato alla regia di Kathryn Bigelow (che resta in veste di produttrice), passa nelle mani di Chandor che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Mark Boal.

Ne esce fuori un’opera molto variegata che ha l’indubbio merito di esplorare diversi generi cinematografici: si passa dall’azione al thriller, fino ad arrivare a una vera e propria lotta per la sopravvivenza.

Basterebbe la sequenza iniziale a giustificarne la visione, in cui ci viene mostrata un’azione militare condotta dalle forze speciali per catturare il potente capo del cartello Lorea.

Una scena girata con grande maestria, cruda e violenta quanto basta, dove la tensione cresce fino ad esplodere e dove sembra di respirare l’aria che respirano i protagonisti.

Un prologo di altissimo livello che mi ha ricordato il miglior Villeneuve, quello di “Sicario”, tanto per intenderci.

Ma non é tutto qui, come già anticipato.

Il film diventa, con il passare dei minuti, qualcosa che si evolve e cambia forma, esplorando diversi territori.
Non si ripiega all’interno dei classici stereotipi che abbondano negli heist movie.

Si passa da una piccola e polverosa cittadina alla fitta foresta pluviale, per poi perdersi negli spazi, sia vasti che stretti e ripidi, della catena delle Ande.

E infine il mare, visto come via di fuga principale e privilegiata, a concludere un’avventura “on the road” a sfondo criminale.

Due ore di durata che scorrono via veloci senza permettere nessun calo di attenzione anche grazie a un cast di tutto rispetto in cui spiccano Ben Affleck e Oscar Isaac.

Un film decisamente riuscito, a cui si perdona una sceneggiatura che, di tanto in tanto, scivola un po’ nei dialoghi rischiando di cadere in alcuni cliché.

Disponibile su Netflix.

Clicca quì per vedere il nostro Trailer HDE


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