Anime Nere
Anime Nere
đ˝đ Francesco Munzi (2014)
La storia di tre fratelli calabresi legati alla malavita e della loro impossibile redenzione.
Citazione.
“đđŞ’, đđŚ đŽđŞđŚ đŞđŻđŞđ˛đśđŞđľđ˘’ đŞđ° đđŚ đ¤đ°đŻđ°đ´đ¤đ°, đŞđ đŽđŞđ° đąđŚđ¤đ¤đ˘đľđ° đŽđŞ đ´đľđ˘ đ´đŚđŽđąđłđŚ đĽđŞđŻđŻđ˘đŻđťđŞ, đ¤đ°đŻđľđłđ° đĽđŞ đđŚ, đ¤đ°đŻđľđłđ° đđŚ đ´đ°đđ° đŠđ° đąđŚđ¤đ¤đ˘đľđ°. đđśđŚđđđ° đ¤đŠđŚ đŚ’ đŽđ˘đđŚ đ˘đŞ đľđśđ°đŞ đ°đ¤đ¤đŠđŞ, đŞđ° đ’đŠđ° đ§đ˘đľđľđ°.
đđ°đ´đŞ’ đ´đŚđŞ đ¨đŞđśđ´đľđ° đŻđŚđđđ˘ đľđśđ˘ đ´đŚđŻđľđŚđŻđťđ˘, đ´đŚđŞ đłđŚđľđľđ° đŻđŚđ đľđśđ° đ¨đŞđśđĽđŞđťđŞđ°: đŚđ¤đ¤đ°, đŻđŚđđđ˘ đ¤đ°đđąđ˘ đŞđ° đ´đ°đŻđ° đŻđ˘đľđ°, đŻđŚđ đąđŚđ¤đ¤đ˘đľđ° đŽđŞ đŠđ˘ đ¤đ°đŻđ¤đŚđąđŞđľđ° đŽđŞđ˘ đŽđ˘đĽđłđŚ.
đđłđ˘đľđŚđđđŞ, đđ˘ đŻđ°đ´đľđłđ˘ đˇđŞđľđ˘ đ˛đśđŞ, đŻđŚđ đŻđ°đ´đľđłđ° đąđ˘đŚđ´đŚ, đŻđ°đŻ đŚ’ đąđŞđś’ đśđŻđ˘ đˇđŞđľđ˘ đŽđ˘ đśđŻ đˇđŞđˇđŚđłđŚ đĽđ˘ đŽđ°đłđľđŞ.”
(Il prete di Africo)
đ§đĽđ đđĽđđ§đđđđ, đđ˘ đŚđ§đđŚđŚđ˘ đđđŚđ§đđĄđ˘.
đŤđđźđđşđđ ĂŠ lâunico rimasto ad đ đżđđđźđ, nel cuore dellâAspromonte. Uomo di poche parole, schivo e solitario, culla ancora il sogno di poter vivere dei frutti della terra, senza dover per forza occuparsi di determinati affari.
Suo figlio đŤđžđ però, ĂŠ una testa calda, senza istruzione scolastica, insofferente verso il mondo rurale e le sue regole e voglioso di trasferirsi a Milano, a casa dello zio.
đŤđđđđ, il fratello piĂš giovane, si guadagna da vivere operando nel commercio con i cartelli sudamericani. Si muove su e giĂš per lâEuropa e ha imparato a trattare con uomini potenti e pericolosi.
Infine, câè đąđđźđźđ, ormai completamente trapiantato in una Milano che ĂŠ diventata crocevia di affari criminali e traffico di droga.
Ă un borghese, sposato con figli.
Apparentemente condanna il modo di agire e di pensare del resto della famiglia ma, di fatto, si ĂŠ arricchito grazie al denaro proveniente dai traffici malavitosi.
Considerazioni.
đŹđđđđ parte dal romanzo omonimo di đŚđđđźđźđđđđ đ˘đđđşđźđ e realizza un film potente, gonfio di disillusione e profondamente tragico.
Una storia buia come i colori e la fotografia (eccellente) che accompagnano le immagini.
Qualcosa che fa precipitare lo spettatore, lentamente ma inesorabilmente, in un universo claustrofobico che toglie il respiro.
Un luogo dove gli uomini restano legati a pericolosi valori provenienti da una cultura antica e conoscono, come unica risposta, la violenza della faide famigliari e la sopraffazione, per ottenere il controllo di un territorio.
E allora lâaria si fa pesante, le distanze tra il nuovo mondo a cui si vorrebbe appartenere e quello vecchio, diventano incolmabili.
Ne ĂŠ un esempio il continuo uso del dialetto e la pratica di certe usanze che appaiono incompatibili e anacronistiche.
Resta solo una possibile soluzione, che aleggia nellâaria e incombe sul destino, giĂ segnato, dei protagonisti.
Un film italiano sorprendente, bellissimo, che non giudica ma bensĂŹ osserva una realtĂ ben radicata nel nostro Paese.
Unâopera che certo non sfigurerebbe (per scrittura, messa in scena, direzione degli attori, fotografia, ecc) in un confronto con altre produzioni americane piĂš conosciute.
Vincitore di diversi premi tra cui tre đđşđđđđ đ˝’đ đđđžđđđ e nove đŁđşđđđ˝ đ˝đ đŁđđđşđđžđ đ đ.
Consigliatissimo.
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