IL MOSTRO DI FIRENZE
21 agosto 1968
Le prime due vittime, due amanti che si sono appartati su una Alfa Romeo Giulietta bianca che hanno parcheggiato nei pressi di una strada sterrata vicino al cimitero di Signa.
Quella notte vengono assassinati Antonio Lo Bianco, un muratore ventinovenne originario di Palermo, sposato e padre di tre figli, e Barbara Locci, una casalinga di 32 anni, originaria di Villasalto, in provincia di Cagliari.
Sul luogo del delitto, vengono rivenuti cinque bossoli di cartucce calibro 22 “Long Rifle Winchester” con la lettera “H” punzonata sul fondello.
I due corpi non presentano segni di asportazioni, il che fa subito pensare ad un delitto passionale, perpetrato da parte del marito della Locci, che verrà in seguito scagionato da ogni accusa.
Fino al 1982 si riteneva che il responsabile di questo delitto non fosse “il mostro di Firenze”.
Invece, era proprio dell’incubo che avrebbe attanagliato a lungo le dolci colline toscane…
14 settembre 1974: sono passati sei anni da quel “primo” delitto..
Pasquale Gentilcore di 19 anni, impiegato alla Fondiaria Assicurazioni, e Stefania Pettini, 18 anni, che risulterà essere in assoluto la vittima più giovane del serial killer, al pari di Pia Rontini, segretaria d’azienda presso un magazzino di Firenze e attivista del Partito Comunista Italiano, vengono uccisi in una strada sterrata nella frazione di Rabatta, vicino a Borgo San Lorenzo.
Le cronache raccontano di sevizie terribili perpetrate sul corpo di Stefania, talmente orribile e tanto violente da causare, in sede processuale, lo svenimento di un carabiniere durante l’udienza in cui venivano mostrate le foto del corpo della ragazza.
Prima di lasciare il luogo, l’omicida si accanisce con un coltello anche sul corpo esanime di Pasquale sferrando cinque fendenti all’altezza del fegato.
Il Mostro di Firenze è tornato!
6 giugno 1981:
Dopo altri sette anni dal secondo omicidio, nello stesso anno vengono commessi due duplici omicidi.
Il primo nella notte tra il 6 e il 7 giugno 1981 nei pressi di Mosciano di Scandicci.
Le vittime sono Giovanni Foggi, 30 anni, dipendente dell’Enel, e la sua ragazza, Carmela De Nuccio, pellettiera di 21 anni, originaria di Nardò, in provincia di Lecce.
I due si conoscevano da pochi mesi ma avevano già programmato di sposarsi.
Giovanni viene raggiunto da tre colpi di pistola esplosi attraverso il finestrino anteriore sinistro, mentre altri cinque proiettili colpiscono Carmela.
La ragazza viene tirata fuori dalla macchina e trascinata in fondo al terrapieno rialzato su cui corre la stradina, dove le verranno recisi i jeans e, per mezzo di tre precisi fendenti, le verrà asportato interamente il pube.
Anche in quest’occasione l’omicida, presumibilmente prima di lasciare il luogo del delitto, colpisce con il coltello il corpo esanime del ragazzo.
I corpi dei due giovani saranno rinvenuti il mattino dopo: quello dell’uomo è ancora a bordo dell’auto, come nel caso del delitto di sette anni addietro.
Anche in questa occasione le armi usate sono la Beretta calibro .22 e un coltello, anche in questo caso c’è stato accanimento sui cadaveri, in particolar modo su quello della donna.
Altre analogie con il delitto precedente sono la borsetta della ragazza rovistata e il contenuto gettato a terra senza che però questa volta risulti mancare nulla.
22 ottobre 1981
Mentre la Toscana trema Il Mostro di Firenze ricompare..
A soli quattro mesi dal precedente omicidio, a Travalle di Calenzano, vicino a Prato, in località Le Bartoline, lungo una strada sterrata che attraversa un campo, a poca distanza da un casolare abbandonato, vengono uccisi Stefano Baldi, 26 anni, operaio tessile di Calenzano, e Susanna Cambi, commessa di 24 anni, due giovani che avrebbero dovuto sposarsi da lì a pochi mesi.
La Cambi viene raggiunta e uccisa da cinque colpi, mentre il ragazzo viene colpito quattro volte.
Le famigerate cartucce di marca Winchester, con la lettera “H” sul fondello, sparate dalla stessa Beretta calibro .22 Long Rifle, di cui saranno reperiti solo 7 bossoli dei 9 complessivi che si sarebbero dovuti effettivamente rinvenire.
L’autopsia
L’autopsia sul corpo della ragazza, trovato a una decina di metri dall’auto, in un canaletto, con la maglia sollevata fino al collo, rileva l’escissione del pube, effettuata in modo molto più maldestro e impreciso di quella sulla Di Nuccio quattro mesi prima.
Il seno sinistro presenta gravi ferite inferte con arma bianca. Il corpo della Cambi presenta ferite da arma da taglio, almeno quattro, di cui tre alla schiena.
19 giugno 1982: quella notte vengono uccisi Paolo Mainardi, meccanico di 22 anni, e Antonella Migliorini di 19, dipendente di una ditta di confezioni.
I due giovani, fidanzati di lungo corso, soprannominati dagli amici Vinavil, proprio perché inseparabili, erano appartati a bordo di una piccola Fiat 147, in uno slargo presente sulla Strada Provinciale Virginio Nuova dopo aver trascorso la serata a cena con dei parenti.
L’assassino sopraggiunge favorito dall’oscurità ed esplode alcuni colpi verso la coppia; sul luogo del delitto verranno messi a reperto nove bossoli di calibro .22 sempre con la lettera “H” punzonata sul fondello.
Paolo viene solo ferito e riesce a mettere in moto l’auto e a inserire la retromarcia.
Tuttavia non è in grado di controllare l’auto che attraversa la strada e resta poi bloccata nella proda sul lato opposto.
A questo punto l’assassino spara contro i fari anteriori dell’auto e colpisce a morte i due giovani.
Secondo la versione ammessa al processo, il Mostro di Firenze in seguito sfilerà le chiavi dal quadro d’accensione della vettura e le getterà lontano, presumibilmente in segno di spregio.
A differenza dei precedenti delitti, in questa occasione il luogo in cui avviene l’aggressione non è appartato, a pochi chilometri di distanza, nel paese di Cerbaia è in corso la festa del Santo patrono.
Il traffico di auto lungo la strada provinciale è ridotto ma costante e inoltre l’omicida, per la prima volta, non esegue alcuna escissione dei feticci né infierisce sui cadaveri, probabilmente a causa dei rischi che questa operazione avrebbe comportato.
Il delitto verrà scoperto pochissimo dopo dagli occupanti una vettura sopraggiunta nel frattempo: Antonella è morta mentre Paolo respira ancora quando viene trasportato al vicino ospedale di Empoli, dove muore il mattino seguente senza riprendere conoscenza.
9/09/1983 – Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch
Il mostro di Firenze colpisce ancora!
Vengono uccisi due turisti tedeschi, entrambi ventiquattrenni, studenti presso l’Università di Münster che al momento dell’aggressione si trovano a bordo del loro furgone Volkswagen T1 con l’autoradio accesa.
I ragazzi vengono raggiunti e uccisi da sette proiettili, sparati con una certa precisione attraverso la carrozzeria del furgone.
L’assassino fredda dapprima Meyer con tre colpi in rapidissima successione, mentre Rüsch tenta inutilmente la fuga, vendendo raggiunto da quattro proiettili, di cui uno al cervello, accasciandosi sul fondo del mezzo.
Una volta uccisi i due giovani, l’assassino sale sul retro del furgone ma, accortosi che le vittime sono entrambe di sesso maschile, si dilegua senza utilizzare armi bianche ed effettuare alcuna escissione sui corpi.
Si pensa che l’assassino sia stato tratto in inganno dai capelli lunghi e dalla corporatura esile di Rüsch, probabilmente scambiato per una donna.
29 luglio 1984
Claudio Stefanacci, studente universitario di 21 anni, e Pia Gilda Rontini di 18 anni, da poco tempo impiegata presso il bar della stazione ferroviaria di Vicchio e majorette nella banda musicale del paese.
L’auto dei giovani, una Fiat Panda celeste del ragazzo, è parcheggiata in fondo a una strada sterrata che si diparte dalla strada provinciale Sagginalese.
Al momento dell’aggressione, i due ragazzi sono seminudi sul sedile posteriore dell’auto.
L’omicida spara attraverso il vetro della portiera destra colpendo il ragazzo quattro volte, di cui una alla testa, e due volte la ragazza, che aveva tentato la fuga, un proiettile alla schiena ed uno alla fronte.
L’assassino infierisce con diverse coltellate sui corpi dei due ragazzi, colpendo due volte alla gola Pia e una decina di volte Claudio.
Il corpo della ragazza subisce l’asportazione del pube e della mammella sinistra. Il corpo viene ritrovato con il proprio reggiseno ancora serrato tra le dita della mano destra.
La catenina che portava è stata strappata ed è stato sottratto il pendente a forma di croce.
7 settembre 1985
L’ultimo duplice delitto avviene nella campagna di San Casciano Val di Pesa, in frazione Scopeti, all’interno di una piazzola attigua a un cimitero e attorniata da cipressi, in cui erano solite appartarsi le coppie.
Le vittime sono due giovani francesi, Jean-Michel Kraveichvili, musicista venticinquenne di origini georgiane, e la trentaseienne Nadine Mauriot, la vittima più anziana del mostro, titolare di un negozio di calzature, madre di due bambine piccole recentemente separata dal marito, entrambi provenienti da Audincourt, una cittadina dell’est della Francia.
Le vittime sono accampate in una piccola tenda a poca distanza dalla strada.
Si fa risalire l’omicidio alla notte di domenica 8 settembre 1985, da altri a quella tra sabato 7 settembre e domenica 8 settembre 1985, considerazione motivata con la presenza sui cadaveri delle vittime di larve di mosca che necessitano di almeno 25 ore di tempo per svilupparsi.
Le modalità dell’aggressione sono simili a quelle precedentemente messe in pratica dall’omicida, fatta eccezione per il fatto che le vittime non si trovavano in auto ma in una tenda piantata vicino alla propria auto: l’assassino, dopo aver reciso con un coltello il telo esterno della tenda sulla parte posteriore, si sposta verso l’ingresso della tenda e spara.
Nadine muore subito; Jean-Michel, ferito non mortalmente, riesce a uscire dalla tenda e a fuggire verso il bosco.
Viene raggiunto dall’omicida che lo finisce a coltellate e poi ne occulta il corpo, cercando di nasconderlo tra alcuni rifiuti in un posto poco distante dalla tenda.
Dopo averlo estratto dalla tenda per effettuare le mutilazioni sul pube e sulla mammella sinistra, anche il cadavere della donna viene in qualche modo occultato e risistemato all’interno della tenda in modo che non sia subito visibile.
Esiti
Negli anni successivi si svolti i processi in vari gradi di giudizio ai cosiddetti “Compagni di merende” accusati e condannati come autori degli omicidi.
Si sono però susseguite molte teorie e conclusioni alternative a quelle ufficiali.
C’è chi pensa che in realtà l’autore sia un medico o un farmacista umbro…
Chi crede che Il Mostro di Firenze e Il killer dello Zodiaco siano la stessa persona.
Forse non sapremo mai la verità.
Ma un’idea forse ce la siamo fatta, diteci la vostra nei commenti.
Susie&Cesare