La notte che Evelyn uscì dalla tomba (Emilio Miraglia, 1971)
Torniamo ad addentrarci nei primi anni 70 con il prolifico allora cinema di genere detto “giallo all’italiana”.
Questa volta l’incursione è con un film dalle atmosfere prettamente gotiche.
Nonostante il disappunto della critica, nel tempo si è guadagnato lo status di piccolo cult, grazie soprattutto a una messinscena particolarmente curata e alla commistione di generi tra giallo horror e gotico che rende la pellicola a suo modo affascinante.
Sinossi:
La storia racconta le macabre vicende che vedono coinvolto un nobile inglese tale Lord Alan Victor Cunningham, uomo ossessionato dalla morte della moglie Evelyn.
Per colmare questa enorme mancanza e i sensi di colpa che lo attanagliano, Alan si dedica ad un hobby particolare: l’omicidio, con la predilezione verso giovani donne dai capelli rossi somiglianti alla compianta sposa.
Successivamente si sposa con Gladys, ma l’uomo continua a mostrare segni di squilibrio, a maggior ragione quando compare lo spirito di una misteriosa donna che tutti riconoscono come la compianta Evelyn..
Curiosità
Il regista Emilio Miraglia è celebre per il film cult del genere “La dama rossa uccide sette volte” mentre questo film fu’ il suo battesimo nel genere.
Notevole e ricorrente in questo genere il cast del film tra i quali troviamo Anthony Steffen, Marina Malfatti, Erika Blanc, Rod Murdock e Giacomo Rossi Stuart (padre di Kim).
Erika Blanc dichiarerà quanto segue:
“Negli anni Settanta ho girato un film horror che si intitolava La notte che Evelyn uscì dalla tomba.
Interpretavo una spogliarellista che finiva tra le mani di un sadico – era Anthony Steffen – in un vecchio castello inglese, tra catene, fruste, torture, cose del genere…
In una scena indossavo un paio di stivaloni di pelle, alti fino a metà coscia, neri, di quelli che andavano di moda all’epoca.
Il film è poi diventato un cult in tutto il mondo… mi hanno detto che lo ha visto persino Stephen King.
Qualche anno fa un amerticano, del Texas, mi contattò perché voleva a tutti i costi comperare gli stivali che io indossavo nel film.
Mi offriva una cifra pazzesca: 500 dollari!
Siccome quegli stivali non li avevo più, cosa ho fatto?
Ne ho cercati un paio simili e gli ho rifilato quelli.
Non si è mai accorto di niente…”
Fonte: La piccola cineteca degli orrori, a cura di Manlio Gomarasca e Davide Pulici, Rizzoli/BUR