Lo Spacciatore

Lo Spacciatore
di Paul Schrader (1992)

L’ex tossicodipendente John Le Tour si guadagna da vivere spacciando droga per clienti di lusso a Manhattan.
L’ incontro casuale con Marianne, una sua vecchia fiamma, darà uno scossone definitivo alla sua routine quotidiana.

“Oggi pioverà”
“Fa bene alle piante”
“Si, ma perché il Padreterno si preoccupa solo dei contadini?”
– Ann & Robert

Il diario di uno spacciatore

John scrive i suoi pensieri. Su un foglio. Nero su bianco. Ha sentito dire che é così che si fa quando si decide di cambiare vita.

É come se fosse un primo passo, fondamentale, verso la redenzione. D’altronde lui ha già smesso di farsi e anche Ann sembra voler mollare tutto per dedicarsi al mercato dei cosmetici.

E poi quella vita non fa più per lui. Se ne accorge, sempre più spesso, quando esce fuori la notte, nelle strade che traboccano di rifiuti, con le persone che gli passano accanto come se fossero fantasmi, tra un cliente che gli parla di Dio e un altro che lo supplica di salvarlo dalla polizia.

Insomma, non si tratta solo di fare consegne, ritirare i soldi e andarsene: c’è in ballo molto di più.

C’è la costante e concreta possibilità di trovarsi in pericolo, da un momento all’altro, come gli ha anche detto quella sensitiva…anche se forse la minaccia é più dentro di lui che fuori…a meno che l’incontro con Marianne non cambi tutto quanto.

Schraderusa una struttura noir per parlare di sogni, speranze e frustrazioni sperimentate dai diversi personaggi coinvolti.

Uno sorta di mosaico che si compone man mano che il film procede e che é il risultato dell’interazione con un ambiente malato e opprimente da cui non c’è via di fuga.

Ad accompagnare le scene una colonna sonora davvero molto d’atmosfera e la fotografia notevole e crepuscolare di Ed Lachman.

Un film solido, notturno, cupo e pessimista che da noi é passato un po’ in sordina ma merita sicuramente una visione.

Willem Dafoe é perfetto nella parte di un protagonista disperato e segnato dalla solitudine con lo sguardo perennemente distaccato, alieno all’inferno che lo circonda.

Susan Sarandon é il solito mostro di bravura.
Ma é tutto il cast, in generale, a funzionare bene.


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