Escobar

Escobar
di Andrea Di Stefano (2014)

Due fratelli canadesi, Nick e Dylan, si trovano in Colombia per aprire una scuola di surf in una cittadina vicino al mare.

Nick incontrerà casualmente la nipote di Pablo Escobar, Maria, e, tra i due, scoppierà una passione travolgente.

Le loro vite verranno sconvolte e cambiate, per sempre.

“Come ha fatto tutti questi soldi?”
“Cocaina. E’ uno dei più grandi produttori al mondo. La maggior parte dei soldi li dà ai poveri.”
“Quindi, é una specie di Robin Hood..”
“Lui é Robin Hood!”
(Nick Brady & Maria)

Paradiso perduto

Attenzione: questa non é una storia d’amore convenzionale come potrebbe suggerire una rapida e superficiale lettura della trama.

Questa é un’opera che mette in primo piano, soprattutto, una potente e profonda differenza di visione di uno stesso luogo.

Da una parte abbiamo due fratelli canadesi, felici e ingenui, appena giunti sulle spiagge dì Medellín con un grande sogno da realizzare.

C’è una natura, selvaggia e spettacolare quanto basta, che li accoglie e si offre a loro carica di promesse e speranze.

E poi c’è quel paradiso perduto a cui si fa riferimento nel titolo originale del film.
La fine del sogno, l’ingresso in un incubo senza ritorno.

La faccia nascosta e mostruosa di un paese corrotto e profondamente ambiguo. Un universo governato dalla violenza e dalla sopraffazione.

Tutto perfettamente rappresentato dal personaggio di Escobar, criminale ricchissimo e invincibile che tiene sotto scacco la totalità del territorio.

Dietro al suo apparente ruolo di semplice esportatore di un prodotto di punta colombiano, si cela, in realtà, quello che é un potente burattinaio che manovra a suo piacimento un intero Paese.

Considerazioni

Andrea Di Stefano non si interessa troppo alle classiche questioni legate al narcotraffico.
Non vuole neanche portare su schermo una sorta di biografia di questo famosissimo criminale.

Pone Escobar in secondo piano, non ne fa il personaggio principale della pellicola e, soprattutto, non esprime giudizi sul suo operato.

Quello che più interessa al regista é mostrare la contrapposizione che si crea tra Nick, giovane che proviene da un paese straniero e lo stesso Escobar, sempre in bilico tra quella che é la sua immagine pubblica di benefattore e quella che invece é la sua realtà privata, molto più oscura e indifendibile.

Ma si nota anche come il Male sia in grado di spazzare via tutto quello che trova sul suo cammino e come riesca ad essere profondamente distruttivo.

Perché, come dice Escobar con freddo cinismo, “ci sono delle leggi in natura e quando prendono il sopravvento devo accettarle”.

Benicio Del Toro é semplicemente perfetto nella parte del famoso narcotrafficante.
Con la sua presenza scenica e la sua fisicità attraversa il film senza mai correre il rischio di risultare eccessivo.
E questo solo i grandi lo sanno fare.

Bravo anche l’attore Josh Hutcherson, che interpreta Nick, a portare su schermo tutta una gamma di emozioni molto diverse tra loro.

In conclusione, spiace constatare che un gran bel film come questo, diretto da un regista italiano, abbia impiegato due anni ad arrivare da noi.

Disponibile su Raiplay.
Assolutamente da vedere.

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